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Francia: ambiguità strategica ed armamenti

Macron: l’ambiguità strategica al servizio degli armamenti


di Marco Cesario

(Parigi). Torna il presidente guerrafondaio, la cui ambiguità strategica è proporzionale al grado di sostegno all’industria degli armamenti e all’acquisto persino di armi fuori dall’Unione Europea dato che le munizioni in Europa scarseggiano. Non è una novità: la Francia, come denunciato da Amnesty ed altre ong, è in prima fila ad armare i conflitti più sanguinosi del mondo: dallo Yemen all’Afghanistan passando per Siria, Iraq e Ucraina.

Dopo aver seminato il panico nelle cancellerie occidentali a seguito di affermazioni calcolatamente spregiudicate - l'invio di soldati francesi in Ucraina nell'ambito di una coalizione occidentale non è "da escludere", aveva detto il presidente, scatenando un'indignazione in Francia, mentre Germania, Regno Unito e Stati Uniti l'hanno subito respinta al mittente - questa volta il presidente jupiterien appare in prima linea anche quando si tratta di utilizzare i soldi dei contribuenti francesi (e cechi) per acquistare centinaia di migliaia di proiettili da spedire prontamente all’esercito ucraino. La Francia infatti sostiene l'iniziativa ceca di acquistare 800.000 proiettili al di fuori dell'Unione Europea per poi consegnarli all'Ucraina: lo ha annunciato il presidente in una conferenza stampa con il suo omologo ceco Petr Pavel.

L’ambiguità strategica al servizio degli armamenti

Tutto questo accade una settimana circa dopo le fatidiche affermazioni sull’invio di truppe in Ucraina. A che gioco gioca il presidente francese? “Ambiguità strategica”, commentano seccamente gli specialisti della geopolitica. Emmanuel Macron ha certo riletto "L'arte della guerra di Sun Tzu" che nel VI secolo a.C. per primo teorizzò il concetto di “ambiguità strategica”. "Un concetto essenziale per la condotta della guerra e dei conflitti armati", spiega Héloïse Fayet, ricercatrice presso il Centro di studi sulla sicurezza dell'Istituto francese di relazioni internazionali (IFRI). “ Uno strumento politico-militare di influenza strategica utilizzato per cercare di ottenere il sostegno della comunità internazionale".

Il principio di base non è complicato ma vale la pena ricordarlo. L'idea è quella di far dubitare l'avversario politico delle sue intenzioni, in modo da avere un margine di manovra. "L'idea non è quella di far capire all'avversario che reagirete in un determinato modo se lui oltrepassa una determinata linea", spiega Héloïse Fayet. "L'obiettivo è mantenerlo in uno stato di aspettativa, chiedendosi sempre a cosa andrà incontro se sferrerà un attacco di questo tipo", aggiunge. Insomma l'ambiguità strategica è l'opposto della famosa “linea rossa" della dottrina americana, evidenziata da Obama nel 2013 quando affermo’ che l'uso di armi chimiche da parte di Bashar Al-Assad in Siria contro la sua stessa popolazione avrebbe costituito “una linea rossa” e portato a una risposta militare.

Ma se, come sostengono gli analisti, l'obiettivo dell'ambiguità strategica è davvero quello di limitare il margine di manovra degli altri belligeranti, mantenendoli in uno stato di attesa che mira innanzitutto a stemperare la tensione internazionale e di allungare i tempi in cui la diplomazia puo' virtualmente muoversi, cio’ non ferma la Francia dal continuare a fare affari d'oro con la vendita di armi. Nel 2022, la Francia ha esportato armi per un valore di 27 miliardi di euro, ben al di sopra degli 11,7 miliardi di euro del 2021 e ben oltre il precedente record di 16,9 miliardi di euro stabilito nel 2015, secondo la relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni di armi francesi. Per quanto minore rispetto ad altri paesi, in due anni di guerra la Francia ha fornito sostegno militare all'Ucraina per un ammontare di 3,8 miliardi di euro, secondo i dati pubblicati dal Ministero della Difesa francese. Tra questi: 6 cannoni TRF1, 30 cannoni Caesar, 10 mortai da 120 mm e 4 lanciarazzi unitari. A Kiev sono stati inviati anche quasi 290 veicoli blindati, 30 moto d'acqua, 126 veicoli di trasporto e di collegamento e almeno 10 sistemi di difesa terra-aria. Per quanto riguarda le munizioni, la Francia ha inviato all'esercito ucraino 10.500 granate, 1,1 milioni di munizioni di piccolo calibro e 1,74 milioni di munizioni da 12,7 mm. Oltre a questo budget per le attrezzature, la Francia ha anche addestrato 10.000 soldati ucraini. Insomma mentre si crea scompiglio nelle cancellerie con dichiarazioni politiche altisonanti e sconcertanti, l’industria degli armamenti fiorisce, coadiuvata e pompata dall'ambiguità strategica.

Promessi tre miliardi di euro di aiuti aggiuntivi per il 2024

E non è finita qui: nell'ambito di un accordo bilaterale sulla sicurezza firmato a metà febbraio tra Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron, Parigi si è impegnata a fornire "fino a tre miliardi di euro" di aiuti aggiuntivi all'Ucraina nel 2024. Questi aiuti si concretizzeranno nella consegna di missili e artiglieria, tra cui una dozzina di cannoni Caesar e una quarantina di missili Scalp. Insomma un'offensiva diplomatica a tutto campo per conto delle multinazionali degli armamenti. Altro che Sun Tzu. La vera battaglia per Macron non sarà certo sul fronte europeo o ucraino (alla Francia interessa poco che l'Ucraina vinca o perda, più dura la guerra più armi riesce a vendere), complice una UE fin troppo schiacciata su posizioni guerrafondaie filo-americane, piuttosto sul fronte caldo e scivoloso della politica interna. Un dibattito sull'Ucraina, che si annuncia rovente, si terrà il 12 marzo prossimo all'Assemblea Nazionale francese. Un dibattito dovuto, annunciato dopo lo sconforto provocato dalle frasi controverse del presidente sull'invio di truppe di terra in Ucraina. Insomma Macron puo’ dire quello che vuole alle cancellerie occidentali mascherandosi dietro l’antico concetto di ambiguità strategica: se paventa un’entrata in guerra della Francia in Ucraina dovrà passare per le forche caudine del parlamento. Lo stesso parlamento pero' che ironicamente il presidente francese ha esautorato più volte a colpi di 49.3 per evitare qualsiasi dibattito che gli possa far perdere consenso e fiducia. Insomma fa tutto da solo trascinando il popolo francese e la prestigiosa nomea del suo paese (da sempre indicato come un faro dei diritti umani nel mondo) nel baratro di sangue e fango della guerra permanente in Ucraina.

Marco Cesario

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