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Qᴜᴀʀᴀɴᴛᴇɴᴀ ᴇ Lɪʙᴇʀᴛᴀ̀
ᴅɪ Mᴀʀᴄᴏ Cᴇsᴀʀɪᴏ

In tempi di quarantena molti piangono per la sospesa libertà. La domanda pertinente è: quale libertà? Quella di consumare senza limiti o quella di inquinare, distruggere l’ecosistema viaggiando senza sosta, inquinando mari, laghi, fiumi con traghetti, aerei, auto, pacchetti turistici dall’impatto devastante per ecosistemi ed economie locali, acquistando compulsivamente oggetti prodotti negli angoli più poveri del pianeta grazie alla manodopera di bambini o di masse di schiavi senza diritti?

La libertà di mangiare prodotti agroalimentari esotici che provocano il disboscamento e l’impoverimento di intere aree del pianeta, ortaggi e pomodori fuori stagione raccolti da schiavizzati del caporalato senza diritti e senza documenti in angoli del pianeta che nessuno vorrebbe mai visitare nemmeno nei peggiori incubi?

Le nostre periferie sono piene di masse senza diritti, che vivono nella semipovertà, spesso working poors che pur barcamenandosi e lavorando come matti non riescono mai ad uscire dal circolo vizioso della produzione che li tiene incatenati a vita per rimborsare mutui e prestiti che graveranno pure sui loro nipoti. È questa la libertà tanto ricercata?

Stiamo tornando ai tempi delle rivoluzioni industriali con masse di diseredati dal tenore di vita basso, dall’aspettativa di vita irrisoria che con la propria schiavitù permettono ad una cerchia di fortunati di vivere nel lusso. Siamo ad un momento epocale della storia politica delle nostre società in cui le conquiste del XIX e XX secolo delle classi operaie, del primo sindacalismo, della prima socialdemocrazia, dei movimenti operai, tutte queste lotte e conquiste fondamentali sono state letteralmente spazzate vie dal nuovo capitale globale e transnazionale e siamo tornati di nuovo alla dialettica hegeliana servo/padrone con minoranze benestanti e 3/4 della popolazione del mondo alle soglie della povertà.

Il 99.9% dell’umanità benestante pensa sia questa la libertà. Comprarsi un paio di scarpe nuove cucite in Pakistan da minori, uscire e consumare in maniera compulsiva acquistando abiti confezionati in sottoscala bui di bidonville alla periferia del mondo da ragazzini che a stento vedono la luce del sole, viaggiare con voli low-cost dall’alto impatto ambientale per fare viaggi inutili per postare su Instagram foto da Maracaibo o da altri luoghi esotici la cui stragrande maggioranza di cittadini lotta per non morire di fame anche in tempi normali. È questa la libertà tanto agognata?

Questa in verità non è libertà ma solo condizionamento. La vera libertà è infatti liberazione dal condizionamento.

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